Infanzia e smartphone-uso precoce: quali conseguenze e quale ruolo della scuola
Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a un rapido mutamento: sempre più bambini tra i 6 e i 10 anni usano quotidianamente lo smartphone. In Italia, un bambino su tre di quella fascia d’età (circa il 32,6%) dichiara di farne uso tutti i giorni. ([Save the Children Italia][4]) Questo dato pone questioni serie, soprattutto per l’educazione e lo sviluppo nella scuola dell’infanzia e nella primaria.
L’uso precoce e massiccio di dispositivi puntuali può avere conseguenze su ciclo sonno-veglia, attenzione, attività motoria, relazioni sociali. La scuola dell’infanzia dovrebbe puntare a momenti di disconnessione, gioco concreto, movimento, narrazione e relazioni vis-à-vis: il dispositivo non può essere il mediatore esclusivo.Quando si passa alla primaria e poi alla secondaria di primo grado, è utile costruire insieme a famiglie e bambini “routine digitali” chiare: tempi di uso, contesti, regole condivise. In classe si può avviare un percorso che non demonizzi lo schermo, ma lo inserisca in modo critico: usare lo smartphone come strumento didattico, ma anche riconoscere gli effetti delle notifiche, del multitasking, della dipendenza.
La collaborazione scuola-famiglia è cruciale: proporre serate informative, linee guida comuni, media-plan familiari. In questo modo, l’uso diventa occasione di alfabetizzazione, non solo di intrattenimento.
Insomma, la tecnologia entra sempre più presto nella vita dei bambini: la scuola ha il compito di accompagnare, orientare, formare. Non si tratta solo di “meno schermo”, ma di “schermo e contesto”.
Docenti, quali accorgimenti pratici (in aula, con i genitori, tra i pari) state mettendo in atto per favorire un rapporto sano e consapevole tra alunni e smartphone fin dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di primo grado?
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