Cyberbullismo a scuola: tra schermo, relazione e prevenzione

Quando pensiamo al fenomeno del cyberbullismo, spesso immaginiamo la secondaria di primo grado o le superiori. Infatti la nostra scuola si è subito attivata avviando il progetto: “BASTA... un click, contro il cyberbullismo” Ma c’è molto di più. Famiglie, insegnanti e alunni delle età più giovani – anche alla primaria – necessitano di essere coinvolti. In Italia, ad esempio, nel 2022 circa il 15% degli adolescenti di 11-15 anni ha dichiarato di aver subito atti di cyberbullismo. ([Asvis][3])
I social media, le chat di gruppo, le immagini condivise diventano spazi nei quali la relazione tra pari può diventare ostile, invisibile nella sorveglianza dell’adulto. E per gli alunni più piccoli, l’ingresso nei dispositivi è sempre più precoce, il che richiede che la prevenzione e l’educazione digitale inizino presto.
Nella scuola dell’infanzia l’attenzione è su empatia, regolazione delle emozioni, relazioni positive. Alla primaria è utile introdurre dialoghi su netiquette, uso responsabile dei gruppi chat, cosa fare in caso di offesa o esclusione online. Alla secondaria di primo grado si approfondisce: reputazione digitale, consenso alla pubblicazione di immagini, riconoscere la dinamica di gruppo, strumenti di aiuto.Dal punto di vista organizzativo, la scuola può prevedere un referente per il cyberbullismo, contratti di comunità, momenti di peer education, laboratori riflessivi. Le famiglie vanno coinvolte, perché occorre che la cultura della rete responsabile si estenda oltre l’ambiente scolastico.
In sintesi, la tecnologia non è elemento neutro: può amplificare le relazioni – sia positive che negative. La scuola ha il ruolo di rendere questi spazi digitali più sicuri, consapevoli, inclusivi.
Docenti, quali strategie operative (in aula, tra pari, con le famiglie) avete già sperimentato per affrontare il cyberbullismo nei vostri alunni, e quale vi sembra più efficace?